La chiusura del cerchio digitale è ormai realtà!

In questi giorni è avvenuto un particolare incontro tra la Commissione europea e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Durante tale incontro è stato siglato un partenariato per la salute digitale, che mira a rendere il Green Pass, o Certificato Covid Digitale Ue, lo standard a livello internazionale per facilitare la mobilità in tutto il mondo. Secondo la testata online che ne riporta la notizia, il nuovo strumento di controllo (GPassDigital) “potrebbe sostituire” – meglio dire SOSTITUIRA’- l’attuale certificato internazionale di vaccinazione, a tutt’oggi cartaceo. La testata fa anche una premessa: Il certificato digitale Covid è stato creato dall’Ue per superare la Babele di certificati nazionali in materia di Covid-19 e facilitare così la mobilità all’interno dell’Unione, seriamente compromessa negli anni della pandemia; alcuni governi, ad esempio in Italia, lo hanno poi utilizzato anche a fini interni, ma lo strumento è nato anzitutto per superare il problema del mancato riconoscimento transfrontaliero dei test, che rendeva i viaggi all’interno dell’Unione molto difficoltosi in tempo di pandemia. Ha poi proseguito informandoci che nel corrente mese di giugno, l’Oms adotterà il sistema di certificazione digitale Covid-19 dell’Ue per istituire un sistema che “contribuirà a facilitare la mobilità globale e a proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie attuali e future“. Si tratta, specifica la Commissione, del primo elemento costitutivo della rete globale di certificazione della salute digitale dell’Oms, che svilupperà un’ampia gamma di prodotti digitali. (da Adnkronos – 05 giugno 2023)

Si chiamerà “Portafoglio EUDI” – portafoglio europeo di identità digitale.
Il portafoglio europeo di identità digitale fornirà un modo sicuro e conveniente per i cittadini e le imprese europei di identificarsi quando necessario per accedere ai servizi digitali, con un clic di un pulsante sul proprio telefono. Saranno in grado di archiviare e utilizzare in modo sicuro i dati per tutti i tipi di servizi, come il check-in in aeroporto, il noleggio di un’auto, l’apertura di un conto bancario o l’accesso al proprio account su grandi piattaforme online. Inoltre, il portafoglio EUDI consentirà ai cittadini di archiviare credenziali, come patente di guida mobile, patenti professionali, eHealth o credenziali educative. ( estratto dal sito della Commissione Europea – Comunicato 10 febbraio 2023)

Il 16 febbraio c.a. L’Indipendente riportava: l’obiettivo di EUDI è quello di integrare i diversi sistemi di identità digitale nazionali – come, ad esempio, lo “Spid” italiano – armonizzandoli su un’unica piattaforma in grado di permettere l’identificazione online e l’accesso ai servizi in qualunque Stato dell’Unione, acquisendo così natura transfrontaliera. Il portafoglio digitale europeo non sostituirà le identità nazionali, bensì le integrerà, aggiungendo funzionalità quali l’archiviazione di documenti oltre ad attestati di studio e professionali. L’identità digitale europea potrà essere utilizzata, tra le altre cose, per usufruire di servizi pubblici, aprire un conto in banca, presentare la dichiarazione dei redditi, iscriversi a un’università su tutto il territorio dell’Unione, noleggiare un’auto mostrando la patente digitale, fare il check-in in albergo.

Da quel 10 febbraio 2023, grande è stata l’accelerazione sul progetto dell’identità digitale per i cittadini. Il passaporto sanitario mondiale non è più una previsione da “complottisti”, ma un’agghiacciante realtà! Nata come applicazione/strumento dell’era emergenziale – e che quindi avrebbe dovuto limitarsi al solo periodo pandemico – questo strumento è oggi valutato e presentato come ordinario, confermando il dubbio che si stesse provvedendo da tempo alla creazione di progetti sanitari e assetti di sicurezza e sociopolitici del tutto nuovi e obbligatori. Ma è quel “proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie attuali e future, comprese le pandemie” a destare più di un dubbio, anzi direi che tali parole confermano ciò che era già noto a quei cittadini catalogati come complottisti. Non è un mistero che i padroni della Terra e del potere internazionale avvisino il mondo di prepararsi alla comparsa di future e molto più letali pandemie, quasi sapessero con esattezza, ed estrema certezza, che tutto questo avverrà nel breve periodo. Ad ogni modo, questo strumento sarà il primo nella costruzione di quella famigerata rete globale di certificazione della salute digitale voluta dall’OMS e affini, riportando i tempi attuali in perfetta linea con quei progetti di digitalizzazione totale della nostra vita vantati e allegramente anticipati durante il World Economic Forum (WEF) di Davos. I progetti di Bill Gates e del WEF stanno per essere realizzati ad opera dell’OMS e della Commissione europea, facendo seguito all’accordo del 30 novembre 2022 tra Stella Kyriakides (commissaria Ue per la Salute e la Sicurezza alimentare) e il dottor Ghebreyesus per rafforzare la cooperazione strategica sulle questioni sanitarie globali. L’OMS adotterà a livello globale i certificati Covid 19 interoperabili, ovvero «certificato digitale Ue Covid-19» o «Eu Dcc», preparando il terreno alla costruzione di una rete globale di certificazione sanitaria digitale. Iniziativa sarà già operativa a partire da giugno 2023 e mira ad essere sviluppata progressivamente nei prossimi mesi. Dunque, le certificazioni vaccinali continueranno a funzionare in modo efficace a prescindere dalle pandemie e verranno utilizzate per monitorare capillarmente lo stato vaccinale dei cittadini, impedendo ogni diritto costituzionale ed ogni spostamento a coloro che non fossero in regola con le inoculazioni. Inizia l’epoca della totale digitalizzazione della vita a cui nessuno potrà sfuggire, a meno di non voler rimanere escluso dall’accesso ai principali servizi e dalla possibilità di viaggiare liberamente. Si precisa che tale progetto non nasce mica oggi, ma i filantropi internazionali, la Commissione europea e il WEF lo portano avanti da diverso tempo, tanto che lo stesso Bill Gates aveva già ideato l’ID2020 nell’appunto 2020.

“Si tratta di un passo importante verso quella transizione digitale propugnata con forza dalla finanza mondiale, dai fautori del fanatismo ipertecnologico, dai cosiddetti filantropi e dal WEF e che costituisce una svolta determinante su un duplice piano, antropologico e sociopolitico: sul primo, infatti, contribuisce alla costruzione dell’“uomo nuovo digitale”, schiavo della tecnologia e della sua presunta “comodità”; sul secondo, la democrazia cede il passo alla tecnocrazia, in cui sarà la tecnica a dominare l’uomo e la realtà, riducendo al minimo la facoltà di libera scelta dei cittadini i cui dati e i cui movimenti saranno tracciabili e monitorabili in ogni momento. Il prossimo passo in questa direzione di cui ancora si parla poco potrebbe essere l’adozione di chip sottocutanei attraverso cui, grazie al 5G e all’Internet of Things (IoT), si prospetta la possibilità di fare digitalmente qualunque cosa, dagli acquisti all’aprire lo sportello della macchina e la porta di casa da remoto. Al momento, ciò che è certo è che la tecnologia adottata dall’Ue durante l’emergenza ha permesso l’instaurazione di un sistema sanitario globale che consiste in un certificato internazionale digitale di vaccinazione o profilassi senza il quale sarà difficile spostarsi. Allo stesso tempo, si assiste anche a una delle prime iniziative politiche globali, legittimate dalla “crisi sanitaria” e dal rischio di ulteriori pandemie, che convergono verso il progetto di governance globale promossa dal WEF e guidata dagli enti sovranazionali e dalle forze finanziarie globali.” (vedi fonte originale)

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