La storia del girasole… e da quel giorno alzò la testa e ne fu fiero.

In un tempo lontano, in una bella distesa di grano, nacque un nuovo fiore. Era diverso da tutti gli altri e le spighe, con il loro dolce ondeggiare cullate dal vento, lo guardavano con diffidenza.

“Un estraneo è tra noi”, dicevano.

“Che sciagura, rovinerà lo splendido panorama che solo noi riusciamo a creare!”

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A volte lo prendevano anche in giro, come faceva la spiga Gina quando gli diceva:”Ma guardati sei proprio strano, sei troppo giallo, sarai malato?”

Il fiore dal lungo stelo si sentiva sempre più solo, sempre più triste, e mentre cresceva la sua testa si chinava in basso, per la vergogna di essere diverso. Le spighe, invece, vedendo che il nuovo arrivato non si difendeva neanche, presero ad elogiare le loro qualità ancor di più, soprattutto una volta raccolte, facendo sentire il giallo fiore ancora più inutile.

“Con i nostri frutti si fa la farina, con la farina si fanno i biscotti, le torte e pure la pastasciutta, di cui ogni creatura ne va ghiotta! E tu, dicci un po’, a cosa servi? Secondo noi proprio a niente!”, gli dicevano in coro, e lo strano fiore si chinava sempre più a guardar la terra!

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Ma un giorno passò di lì una donna con il suo bambino e le spighe, eccitate dai complimenti che sapevano avrebbero ricevuto, si sussurrarono l’un l’altra a bassa voce: “Coprite il buffo fiore, di modo che non lo possano vedere!”

Ma il bambino curioso notò lo strano fiore tra le spighe di grano, fece avvicinare la sua mamma e le chiese: “Mamma cos’è questa pianta, a che serve, perché è così china?”

La donna riuscì a vedere attraverso la solitudine del fiore e, commuovendosi, versò una lacrima che finì proprio al centro del cuore del giovane fiore, il quale sentì per la prima volta un’emozione d’amore.

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“E’ un girasole, il più bel fiore!”, disse la mamma. “È nato per caso tra le spighe di grano e non sentendosi accettato ha chinato il capo. Forse non sa che i suoi tanti fratelli sono talmente belli e talmente fieri, da avere il capo eretto per guardare in faccia il sole. Immagina, piccolo mio, che questa distesa di grano sia un bel piatto di pastasciutta condita da un filo d’olio, il frutto del girasole.”

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Da allora, il girasole alzò il capo per guardare il sole da mattina fino a sera e ne fu fiero, ma senza mai portare rancore per le sorelle spighe, che chiesero perdono per il male causato. Capirono che un fiore non è peggiore solo perché diverso, che ogni creatura porta dentro sé la propria bellezza e lo scopo della propria esistenza, e che invece di canzonarlo per tanto tempo, avrebbero potuto aiutarlo.

Una storia Zen

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