Il suo nome è “Festa della donna” ed è il figlio di un errore.

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Scrivere un post sulla “Festa della donna” sarebbe ripetitivo, visto che si tratta di un argomento già trattato abbondantemente qui. Tuttavia, oggi scriverò uno spaccato di vita reale, un episodio accadutomi proprio nella tarda mattinata, mentre facevo due passi per la Via della Libertà (lungo viale della zona centrale e dello shopping di Palermo) in compagnia di mia moglie. Sembrerà una storiella creata per l’occasione, ma vi assicuro che è una storia reale!
Passeggiavamo tranquillamente per la suddetta via, guardando le vetrine dei molti negozi, quando si avvicina a noi una ragazza con in braccio un bel bambino di circa due anni. La ragazza indossava una sorta di cappottino scuro, un po’ sporco e dall’aria vissuta, con annesso cappuccio che le copriva il volto, in quanto stava piovigginando. Una volta vicina scoprì una porzione di quel viso più da ragazzina che da donna (se comprendete quel che intendo) tanto che la sua età non doveva superare i vent’anni. Sistemò il bambino tra le braccia, assicurandosi che avesse il capo ben coperto e poi allungò la mano con timidezza chiedendoci se avevamo qualcosa da dargli, ovviamente facendo leva sul fatto di avere un bambino tra le braccia che utilizzava come ariete.
Frugo nelle tasche e gli mollo un paio di euro, mentre mia moglie si sofferma a parlare con la ragazza, dicendole che aveva un bel bambino e chiedendole come si chiamasse. La ragazza ci guardò, ci pensò un istante e poi disse: «Il suo nome è Festa delle donne!» accennando un sorriso stentato e che non era affatto gioioso. Ci sentimmo uniti in quell’imbarazzo momentaneo. Poi la ragazza fece come per coprire le orecchie del figlio e aggiunse: «Errori che si pagano. Sono uscita con le amiche per festeggiare in discoteca, ma poi le cose sono sfuggite di mano». Dopo un po’ ci salutammo ed ognuno riprese la propria strada, ma tante erano le cose che avrei voluto dirle, come ad esempio “amica mia, l’errore non lo stai pagando soltanto tu”. Ma in quel momento preferì tacere, forse sbagliando, per non aggravare quella già triste situazione, resa ancor più tragica da quelle parole appena ascoltate.
Ci stà che tu voglia festeggiare la tua condizione femminile, anche se non hai ancora l’età per considerarti una donna con la D maiuscola, ma è triste vedere “te” e tante altre donnette far diventare la ricorrenza di un sacrificio, un momento di gioia sfrenata, dove l’unico tuo sacrificio fatto è stato quello di toglierti le mutande, perché pensavi che quel giorno tutto ti fosse concesso. Non hai reso un inferno soltanto la tua vita, ma hai reso infernale anche l’esistenza di quel piccolo figlio della leggerezza, il prodotto del tuo “Errore”. La festa della donna non è un giorno dedicato alla baldoria, alla perdita dell’integrità e agli errori. La festa della donna è la ricorrenza della lotta sostenuta da “Donne vere” per ottenere i propri diritti, per ottenere giustizia dalle violenze subite. In poche parole è un giorno dedicato al rispetto! Ma questo non significa che dovremmo rispettare le donne un solo giorno su 365 e di certo non significa che le stesse donne debbano trasformarsi in zoccole per un giorno, per poi tornare a lottare nei restanti 364 giorni in cui si sentono discriminate. Ma questo dovrebbero insegnarlo le madri alle proprie figlie, sempre che le madri non abbiano la loro stessa indole ed integrità morale. Non me ne vogliate, ma certe volte è dura rimanere neutrale e indifferente.

5 pensieri su “Il suo nome è “Festa della donna” ed è il figlio di un errore.

  1. Esatto! Io infatti l’ho chiamato giorno della memoria per tutte le donne che hanno subito e subiscono soprusi e violenze. Altro che festine del cappero! Personalmente specie in questo giorno ho sempre fatto volontariato per le donne in ospedale o le ragazze disabili. E quando riesco anche in tutti gli altri. In ogni modo gli auguri fanno sempre piacere,qui:augurissimi a tua moglie 😊

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  2. E per quale motivo dovrebbero essere solo le madri ad insegnarlo alle figlie? I figli imparano molto più dai fatti che da tanti discorsi, i figli osservano e nella vita tendono ad iterare ciò che vedono. Anche i padri devono mettersi in gioco in questo insegnamento … perché anche loro potrebbero “avere la stessa indole e integrità morale” … per quanto io condivida “quasi” tutto il tuo pezzo … 🙂

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    • Scusami, Marianne, se rispondo solo adesso. È chiaro che l’educazione dei figli tocchi ad entrambi i genitori ma, solitamente (almeno così è sempre stato), la figlia femmina segue il modello comportamentale della madre, con la quale riesce a rapportarsi più facilmente. È chiaro che non è una legge scritta e che sono certo che molti padri riescano ad avere un rapporto confidenziale straordinario con le proprie figlie, ma come dice anche il proverbio “Tale madre, tale figlia”.
      Non mi odiare 😉

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      • Non ti odio, dico solo che anche il padre con i suoi comportamenti contribuisce a formare la personalità di una figlia, che lo voglia o meno, quindi è il momento che anche i maschi comincino a cambiare la mentalità … 🙂

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