Bosco del Montello: il parco dei divertimenti ad energia umana.

Girando per il web mi imbatto spesso in articoli interessanti. Da alcuni di loro prendo spunto per creare molti dei miei articoli, altre volte, talmente sono già ben fatti che preferisco limitarmi a ribloggarli, copiarli e divulgarli così come li ho trovati, ovviamente sempre citandone la fonte originaria. Questo è uno di quei casi in cui mi limiterò semplicemente a ripostare un articolo interessante, editato da Rudi Bressa per Life Gate.
bruno-e-moglie
Il Montello è un bosco antico, dalla storia millenaria. Ai piedi delle Prealpi venete e nelle vicinanze del Piave, fu per anni la fonte di legno dei dogi veneziani e per questo strettamente protetto. Oggi è un’oasi naturalistica e tra roverelle, castagni e robinia, è qui che sorge il primo parco di divertimenti realizzato interamente a mano, con materiale di recupero e che funziona ad “energia umana”.

È tra queste radure infatti che Bruno Ferrin, classe 1937, apre la sua osteria “Ai pioppi”, nel 1969. Comincia così: un bosco di pioppi, poche tavole, salsicce e vino. “L’idea nasce in quegli anni, quando pensai di costruire la prima altalena per i bambini che passavano di qui con le famiglie”, racconta Bruno, berretto e camice blu da officina, seduto dietro il bancone della sua osteria. “Andai così dal fabbro del paese, chiedendogli se potesse saldarmi i ganci per l’altalena. Ma lui mi rispose che non aveva tempo per quelle sciocchezze e che, se volevo, avrei dovuto arrangiarmi con la saldatrice”.

Da quel momento Ferrin scopre una predilezione per le costruzioni in ferro e da autodidatta studia e inizia a costruire le prime semplici giostre, molte delle quali ancora oggi funzionanti. In tutto sono circa 50 le attrazioni, tra altalene, scivoli, trampolini, ruote, montagne russe. Tutto azionato dalla mano dell’uomo: le giostre infatti non utilizzano energia elettrica.

Nascono così l’uomo vitruviano, il pendolo, la bicicletta della morte, il bob, lo scivolo a 40 metri d’altezza. Molte, evidentemente, dedicate agli adulti. Ma qui tutti ne provano almeno una. “Le idee mi vengono così. Vedo un sasso che rotola, una foglia che cade e da lì prendo lo spunto per un nuovo gioco, una nuova attrazione”. Ispirato dalla natura. Buttandosi da uno scivolo o correndo lungo un binario costruito in mezzo alle fronde degli alberi, pare che questo parco sia un tutt’uno col bosco intorno, protetto dal bosco stesso.
catene Una delle attrazioni del parco.
Tutte le giostre vengono naturalmente prima testate e garantite da un ingegnere che ne studia i progetti. Bruno ha tutto in mente. Niente calcoli: “Non son capace”, dice. Essendo tutto in ferro, qualche livido è da mettere in preventivo. “Ma non è mai successo nulla di grave”, sottolinea. Anche perché ci sono protezioni e misure di sicurezza. Molte attrazioni infatti possono essere utilizzate solo sotto la supervisione di operatori dedicati. Come lo scivolo nel quale si raggiungono velocità oltre i 100 chilometri orari. O l’ultima attrazione, ancora in costruzione, la catapulta. Qui Bruno ha voluto riprodurre l’accelerazione che si prova solo salendo su di un jet.
Bruno
La giostra che piace di più all’inventore? “Tutte”, naturalmente. “Vedo che comunque sono tutte ambite. Nessuna viene lasciata in disparte”. Il prezzo di una gita “Ai pioppi”? Tutto gratuito, a patto che cibo e bevande vengano acquistati sul posto. Direttamente da Bruno, che attende grandi e piccini dietro al suo bancone, in berretto e camice blu da officina.

Rudi Bressa per LifeGate

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